Potremmo esserci sbagliati sul rapporto fra gatti e ratti: lo rivela uno studio scientifico
Goodfon
I gatti sono spesso considerati i migliori alleati nella lotta contro i roditori, soprattutto nelle città e nelle aree in cui i topi possono diventare infestanti.
D’altronde, si tratta di animali domestici che mantengono ancora caratteristiche da cacciatori, no?
Eppure, uno studio scientifico ha dimostrato come questa percezione possa non essere del tutto corretta. Sembra infatti che i gatti siano meno efficaci di quanto pensiamo.
In pratica, preferiscono vivere insieme ai topi: vediamo com’è possibile.
I gatti sono bravi cacciatori… o forse no: lo studio
Lo studio pubblicato su Frontiers in Ecology and Evolution è l’esempio perfetto di come le premesse di una ricerca possano subire modifiche a seconda del contesto.
Infatti, l’analisi condotta da Michael Parsons della Fordham University doveva indagare l’impatto dei feromoni sulla vita di una colonia di ratti che vive all’interno di un impianto di gestione dei rifiuti a Brooklyn, distretto di New York.
Ben presto però il focus si è spostato sulle interazioni fra i ratti e i gatti presenti nell’edificio, con risultati potenzialmente sorprendenti.
I ricercatori hanno infatti monitorato il comportamento dei gatti attraverso alcune telecamere, ma si sono resi conto di un aspetto molto interessante.
Nonostante la presenza di 150 ratti, in oltre 300 episodi registrati i gatti hanno tentato la caccia soltanto una ventina di volte, e ci sono riusciti soltanto tre volte.
Come mai?
Un’insolita convivenza
PickPik
Di fronte all’insolito comportamento dei gatti, sono tante le domande e poche le risposte.
Nelle poche volte in cui provano a cacciare, i felini che vivono nell'impianto iniziano una sorta di danza, mostrandosi esitanti: se il ratto si ferma, anche il gatto si arresta, per poi ripartire quando riparte l'altro.
Una possibile spiegazione, sostengono i ricercatori, potrebbe riguardare le dimensioni e le abitudini dei ratti di città.
Questi animali possono infatti superare i 300 grammi di peso, superando di dieci volte il peso di un topo medio. Di fatto, i gatti non tentano una caccia ai ratti e invece preferiscono concentrarsi su piccoli uccelli e topolini.
Allo stesso tempo, anche i ratti sembrano essersi abituati e adattati alla presenza dei gatti, quelli che dovrebbero essere i loro predatori naturali. Escono di meno e si nascondono di più, ma sono state dimostrate anche interazioni più “dirette”.
In alcune occasioni, si vedono gatti che riposano e ratti che passano accanto a loro, o gatti e ratti che si cibano dagli stessi rifiuti.
Una scena sorprendente, ma piuttosto comune.
Come il gatto col topo
Insomma, le concezioni secondo cui i gatti siano efficaci nel controllo dei roditori andrebbero riviste. In questo modo, non si sta minimizzando l’impatto dei felini sulla biodiversità, ma l’utilità delle colonie nel rapporto con i ratti in contesti cittadini.
Infatti, sostengono gli esperti, le conseguenze dell’introduzione di gatti selvatici negli ambienti urbani potrebbero essere altre. Alcuni esempi sono la toxoplasmosi diffusa dai felini, ma anche la caccia ai piccoli uccelli che vivono in città.
Insomma, se stiamo cercando un modo per ridurre la presenza dei ratti nelle città non ha tanto senso affidarsi ai gatti.
Una volta che i roditori diventano più grandi, i loro predatori preferiscono evitare il confronto diretto e concentrarsi su prede più semplici da cacciare.
L’ideale sarebbe ridurre la quantità di rifiuti urbani e agire sulla pulizia dei contesti cittadini. D’altronde, benché non siano ancora del tutto addomesticati, anche i gatti preferiscono una vita comoda e senza rischi.
E magari hanno anche ragione.