Come fanno i gatti a tornare a casa? Non è semplice senso dell’orientamento

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di Gianmarco Bonomo

15 Gennaio 2024

Come fanno i gatti a tornare a casa? Non è semplice senso dell’orientamento

I gatti sono creature affascinanti e, sebbene siano ormai quasi del tutto addomesticate, presentano ancora comportamenti che riescono a stupirci. Uno di questi è la loro straordinaria capacità di orientarsi e tornare a casa anche dopo lunghi spostamenti. In questo articolo, cercheremo di scoprire come fanno i gatti a tornare a casa e orientarsi in modo così preciso.

Come fanno gli animali a orientarsi

Come fanno gli animali a orientarsi

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Il senso dell’orientamento è una caratteristica innata negli animali, compresi noi esseri umani. Già nei decenni scorsi è stato confermato come esista una sorta di bussola naturale che permette agli animali di orientarsi in modo più o meno preciso. Il caso più noto, e per buone ragioni, è quello degli uccelli migratori, che si orientano anche grazie al sole, alla luna e alle stelle. Questi animali utilizzano però anche segnali visivi come rocce e paesaggi.

Ma non si tratta di una capacità che hanno soltanto gli uccelli. Le tartarughe marine, per esempio, migrano per migliaia di chilometri negli oceani, e si affidano alla magnetocezione per orientarsi. In pratica, memorizzano le specifiche caratteristiche magnetiche della loro spiaggia natale, alla quale poi tornano. In generale, questo fenomeno è noto come homing. Ma anche i gatti ne sono provvisti?

Come fanno i gatti a tornare a casa?

Come fanno i gatti a tornare a casa?

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In effetti, anche i gatti potrebbero avere una sorta di magnetocezione e quindi percepire i campi magnetici, in modo da orientarsi. La realtà potrebbe tuttavia essere più complessa di così. In alcuni esperimenti, i ricercatori notarono un rudimentale senso dell’orientamento nei topolini inseriti in un labirinto. La conclusione non poteva che essere l’esistenza di mappe cognitive anche negli animali, come appunto i gatti. Per capire come fanno i gatti a tornare a casa, infatti, bisogna considerare l’insieme di tante caratteristiche diverse: percezione dei campi magnetici, capacità di orientamento, mappe cognitive, informazioni olfattive e uditive. Il mondo è un’incredibile fonte di sensazioni e stimoli per un gatto, molto più di quanto pensiamo.

La capacità di impiegare mappe mentali è essenziale per la sopravvivenza dei gatti, animali fortemente territoriali. Fino a distanze modeste e in aree familiari, quindi, tutti i gatti possono tornare a casa senza problemi. Si tratta però di una tendenza più diffusa nei gatti abituati all’aperto, che sanno confrontarsi con stimoli diversi, rispetto a quelli domestici.

E se il gatto non torna?

E se il gatto non torna?

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Nonostante i meccanismi di homing e le mappe cognitive, un gatto potrebbe non tornare a casa. Non si tratta però di una mancanza di orientamento, quanto di un fenomeno più complesso. Quando un gatto è spaventato, infatti, il suo istinto di sopravvivenza potrebbe portarlo a nascondersi andando a “sovrascrivere” tutti i suoi sensi. In uno stato come la paura, un gatto non risponde alle chiamate e tende a rimanere nei luoghi che considera sicuri.

Al netto di questa eventualità, un gatto sa benissimo come tornare a casa. Questi animali hanno un’incredibile capacità di orientarsi e un istinto che permette loro di basarsi anche su un dato esperienziale. Per questa ragione, è importante comprendere il loro comportamento e non preoccuparsi troppo se un gatto sparisce per un po’. Potrebbe essere giusto dietro l’angolo.