I cani si sentono in colpa? Sembra di sì, ma la scienza ci dice di guardare oltre le apparenze

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di Angelica Vianello

02 Ottobre 2024

un cane sdraiato a terra in un salotto vicino a pezzi di carta stracciata con espressione colpevole e le orecchie basse

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A volte l'espressione del cane colto sul fatto a fare qualcosa che non doveva è il ritratto del senso di colpa più puro, quello che hanno anche i bimbi, ma è davvero così? I nostri animali da compagnia così vicini e fedeli provano le emozioni che conosciamo anche noi? Gli studi condotti finora sembrano ridimensionare le nostre convinzioni empiriche, e ci indicano dunque il miglior approccio per interagire con i nostri cani.

Il senso di colpa e le altre emozioni nei cani secondo la scienza

Come ha dichiarato al Washington Post Zachary Silver, un ricercatore che ha da poco avviato un laboratorio sulla cognizione canina presso l'Occidental College di Los Angeles, la scienza sta cercando sempre più di migliorare la nostra capacità di comprendere le emozioni dei cani, a partire proprio dai comportamenti che possiamo osservare.

Ecco allora che, quando cogliamo il cane sul fatto nel mezzo di un comportamento vietato, come magari mordere e rompere delle pantofole, e lo sgridiamo anche minimamente, il cane di solito smette, con orecchie basse, coda a terra e una postura che sembra farsi piccola, lo sguardo rivolto a terra o che controlla le nostre reazioni con cautela e titubanza. Insomma, il ritratto della colpa pura, quella che potremmo osservare nei bimbi. Ma è davvero colpa?

Ci sono già stati diversi studi che hanno indagato comportamenti simili. Uno molto famoso è stato pubblicato nel 2009, condotto dalla ricercatrice Alexandra Horowitz. In quello studio i padroni dicevano ai cani di non mangiare un certo snack, e poi si allontanavano lasciando gli animali da soli con i ricercatori. Di questi ultimi, alcuni davano da mangiare al rispettivo cane, altri no. Al loro ritorno nella stanza, ai padroni veniva detto cosa avevano fatto i cani, se avevano quindi rispettato il loro comando o no, e questa informazione a volte era falsa. Così, si creavano varie situazioni, come quelle in cui il padrone sgridava un cane che davvero aveva mangiato lo snack, e quello che sgridava un cane innocente. 

La sorpresa è stata constatare che al sentire le parole dei padroni, si mostravano più colpevoli i cani innocenti rispetto a quelli che davvero avevano disubbidito. Che significa, secondo i ricercatori? Ebbene, la Horowitz diceva "Questi risultati indicano che il cosiddetto sguardo colpevole è più che altro una reazione agli stimoli provenienti dal padrone, invece che un comportamento nato dalla capacità del cane di valutare e comprendere il proprio atto colpevole".

Le emozioni dei cani e come le mostrano a noi

cane acciambellato su un divano che guarda con esitante l'obiettivo

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Dopo lo studio del 2009 ce ne sono stai altri (come questo e questo) che hanno confermato la tesi del primo, dunque che i comportamenti dei cani sono reazioni dirette ai nostri atteggiamenti piuttosto che un'espressione delle loro emozioni effettive, almeno quando si parla delle emozioni secondarie.

Infatti, le emozioni possono dividersi in due grandi categorie: le primarie sono quelle di risposta naturale a uno stimolo, come sorpresa, paura, felicità, aspettativa. Altre invece sono dette secondarie perché non tanto innate quanto generate da tutta una cornice di norme sociali e altri fattori entro i quali si agisce e si osserva il comportamento. La colpa è un'emozione secondaria anche per noi umani, se ci pensiamo: ci sentiamo in colpa perché compiamo un'azione che la società riconosce come vietata o sbagliata. E per i cani è lo stesso: lo stimolo di mordicchiare qualcosa o fare tante altre cose è naturale e lo assecondano, ma è anche contrario alle indicazioni che noi diamo loro e quindi se ci arrabbiamo loro si sentono in colpa.

Ecco perché anche nel primo esperimento, bastava vedere che i padroni erano arrabbiati per mostrare un atteggiamento colpevole e abbattuto, anche quando non avevano fatto nulla di sbagliato.

Come dovremmo comportarci con i cani?

Tutto questo ci fa capire quanto sia controproduttivo gridare o punirei cani, specie se in modo brusco, violento e (per loro) inaspettato. Quando alziamo la voce dopo una loro malefatta, non abbiamo di fronte un essere umano che comprende ragionevolmente l'errore commesso e quindi capisce anche di meritare la punizione: li stiamo solo confondendo e spaventando, senza produrre un cambiamento di comportamento ma probabilmente provocando comunque un danno all'animale per il futuro.

È decisamente più facile capire se il cane con cui passiamo tutte le nostre giornate sia a suo agio o meno, se sia contento e sereno oppure spaventato e ansioso. Queste emozioni primarie possono indicarci la miglior via per gestire le varie situazioni, perché è quasi impossibile non capire cosa ci stiano dicendo i cani quando reagiscono spontaneamente in quei modi. Ciò che tutela meglio il benessere del cane e non lo confonde è la tecnica dell'instillare abitudini col rinforzo positivo: ripetere stimoli con pazienza, costanza e moderazione, per far capire al cane che desideriamo da loro una certa risposta. Niente punizioni, quindi, ma creare abitudini: se il cane fa una cosa sbagliata, eliminiamo la fonte o tentazione che lo porta a sbagliare, facciamogli fare una cosa giusta e premiamolo per quest'ultima. 

Il loro desiderio di compiacerci è innato ed è la via da sfruttare per allontanarli dagli errori indesiderati e abituarli a certe routine più adatte. Ci vuole un po' di pazienza ma il legame che si crea ne vale tutta la pena!