Per alcuni i gatti neri non portano sfortuna ma anzi sono di buon auspicio: qual è la verità?

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di Gianmarco Bonomo

24 Aprile 2024

Per alcuni i gatti neri non portano sfortuna ma anzi sono di buon auspicio: qual è la verità?

I gatti sono forse gli animali domestici più amati in assoluto e, tra di loro, i gatti neri occupano un posto speciale. Per secoli guardati sotto la lente della superstizione, oggi i gatti neri finalmente possono ricevere tutta l’attenzione e l’amore che meritano.

Ma a cosa si devono le credenze che li vedevano come segno di sventura? E perché invece per molti i gatti neri portano fortuna? Scopriamolo insieme.

Perché si dice che i gatti neri portano sfortuna?

Gatto nero che attraversa la strada

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La superstizione secondo cui i gatti neri portano sfortuna affonda le proprie radici nella fine del Medioevo e si diffonde soprattutto nell’Età moderna. Non è raro che i gatti neri, nella credenza popolare, vengano visti come famigli delle streghe o addirittura incarnazioni delle potenze occulte. Si tratta di una superstizione che, all’inizio lentamente e poi più velocemente, si diffonde in tutta Europa e nel mondo, tanto da essere ripresa anche nella letteratura. Uno dei casi più conosciuti è quello di Edgar Allan Poe, che nel 1843 scrive il famoso racconto “Il gatto nero”.

Di fronte al luogo comune secondo cui un gatto nero che attraversa la strada porta sfortuna, tuttavia, non possiamo che utilizzare un po’ di buon senso. Certo, la credenza risale al Medioevo e nell’epoca della controriforma ha ricevuto linfa vitale, ma perché perché anche attraversare la strada rientra nella superstizione? In tutta probabilità, i gatti neri finivano per terrorizzare i cavalli che percorrevano strade poco illuminate, reazione dovuta anche agli occhi gialli che apparivano all’improvviso. Insomma, può essere comprensibile che i gatti neri facessero paura, meno che questa paura si sia trasformata in superstizione.

I gatti neri portano fortuna, per alcune culture

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Nel corso della storia e nelle diverse culture, tuttavia, ai gatti non è sempre stato riservato il ruolo di iettatori: a volte anche l’esatto opposto. Nell’Antico Egitto i gatti neri erano considerati alla stregua delle divinità, e la stessa dea Bastet aveva la testa di un gatto nero. Nella cultura giapponese i gatti neri sono portatori di buon auspicio, mentre in Scozia una tradizione celtica vuole che la fata Sith possa assumere le sembianze di un gatto nero. Inoltre, si credeva che le ragazze con un gatto nero in casa avessero più pretendenti. Insomma: sempre di superstizione si tratta, ma quantomeno di segno contrario.

Se nell’Antica Roma i gatti neri simboleggiavano addirittura abbondanza e benessere, nel mondo contemporaneo soltanto gli ultimi anni hanno portato a una rivalutazione di questi animali. Ancora molte persone reputano veritiere le antiche credenze e si comportano di conseguenza, ma è ovvio che i gatti neri non portano sfortuna, né fortuna: sono gatti, animali domestici che meritano rispetto e cura.

I gatti neri nella vita di tutti i giorni

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Per fortuna, con il tempo le credenze sui gatti neri hanno lasciato spazio alla natura adorabile di questi animali domestici. Oggi, questi gatti sono protagonisti di molti video divertenti e vengono scelti per il loro mantello nero, lucido ed elegante. Il loro carattere può dipendere dalle diverse razze e, come sempre, anche dalle esperienze che hanno vissuto in prima persona. Pertanto, ci sono sicuramente gatti neri più riservati e schivi così come ci sono gatti neri amanti delle coccole e del tempo passato con i loro umani. In particolare, ci sono diverse razze di gatti neri, ciascuna con le proprie caratteristiche uniche. Certo, il gatto europeo a pelo corto è molto diffuso, anche con un mantello nero, ma ci sono anche altre razze come il Bombay, un gatto esclusivamente nero.

In conclusione, i gatti neri sono stati oggetto di superstizioni per secoli, credenze e trattamenti immeritati che soltanto oggi sono ridotti. Sfatare i miti su questi animali può contribuire a renderli più popolari fra le persone, che iniziano a vederli per quello che sono davvero: gatti. Nulla di meno, nulla di più.